Alla base del pensiero pirandelliano c’è una concezione vitalistica della realtà: la realtà tutta è vita, perpetuo movimento vitale, inteso come eterno divenire, incessante trasformazione da uno stato all'altro. Tutto ciò che si stacca da questo flusso, e assume forma distinta e individuale, si rapprende, si irrigidisce, comincia secondo Pirandello a morire. Così avviene per l'uomo: si distacca dall'universale assumendo una forma individuale entro cui si costringe, una maschera ("persona") con la quale si presenta a sé stesso. Non esiste però la sola forma che l'io dà a sé stesso; nella società esistono anche le forme che ogni io dà a tutti gli altri. E in questa moltiplicazione l'io perde la sua individualità, da «uno» diviene «centomila», quindi «nessuno».
sabato 19 febbraio 2011
domenica 23 maggio 2010
Il mio calcio
E’ tutto vero, dopo tanto tanto tempo ce l’abbiamo fatta. Siamo i campioni d’Europa. Dopo aver battuto i campioni di Russia, d’Inghilterra, di Spagna abbiamo battuto anche i campioni di Germania. Un’impresa epica. Non ricordo la prima partita in Coppa Campioni dell’Inter che ho visto ma ricordo bene le migliaia di ore passate davanti alla TV, le sconfitte assurde (Helsingborg, con rigore sbagliato di Recoba all’ultimo minuto) , le partite allo stadio incredibili (Inter-Milan con un gran goal di Sheva) le notti insonni dopo ogni eliminazione per colpa della squadra più pazza del mondo (e già chi non e’ dell’Inter non può capire la bellezza del nostro inno). Ricordo invece molto bene quando ammiravo il Milan di Gullit e Van Basten vincere a Barcellona (4-0), la notte dell’Heysel, la vittoria della Juve a Roma, del Manchester all’ultimo minuto contro il Bayern e del Porto di Jose Mourinho. Incredibile personaggio, Mou. Forse discutibile come allenatore ma l’unico che sia riuscito nella cosa più difficile del mondo: compattare tutta l’Inter dai giocatori ai dirigenti e tifosi e far si che tutti andassero nella stessa direzione. Non ce n’è nemmeno uno che gli si è messo contro. Mou e Zanetti. Sono loro i più grandi. Quanto a Milito possiamo soprassedere perché come dice il mio amico Raffaele non ci sono più aggettivi per descrivere quello che ha fatto quest’anno. Zanetti e’ un grande. 700 partite con la stessa maglia. 37 anni come un trattore con quella protezione di palla che non ha eguali. E che non sia italiano non mi interessa, lui è interista dalla testa ai piedi. Per quanto mi riguarda posso dire che si è realizzato un sogno. Si chiude un capitolo della mia vita, il capitolo del tifoso interista accanito che gran parte del suo tempo ha potuto seguire la sua squadra solo da lontano, in terra avversa. A parte il fioretto che a questo punto dovrò onorare, sicuramente il rapporto con il calcio sarà diverso, sarò sempre un tifoso dell’Inter questo è chiaro ma sarò molto più tranquillo. E credo che sia un bene visto che intorno al calcio ci sono veramente tante cose brutte. La cattiveria delle persone, la violenza la disonestà l’invidia. Se penso che al giorno d’oggi devo aver paura di portare mio nipote allo stadio o che per il calcio sono morti dei tifosi vuol dire che qualcosa non va. Me ne esco da campione d’Italia e d’Europa. Ho dato tanto e finalmente ho anche riscosso. Amala, pazza Inter amala.
martedì 8 dicembre 2009
Il Marketing...questo sconosciuto
Quando ero all'universita' avrei potuto citare almeno una decina di definizioni, oggi lavorandoci avrei invece una oggettiva difficolta' nel categorizzarlo e spiegarlo in modo semplice...sicuramente questo filmato aiuta molto a capire la sua evoluzione nell'ultimo secolo. Buona visione.
sabato 7 novembre 2009
Il dilemma del prigioniero
Il dilemma del prigioniero è un gioco a informazione completa proposto negli anni Cinquanta da Albert Tucker come problema di teoria dei giochi. Oltre a essere stato approfonditamente studiato in questo contesto, il "dilemma" è anche piuttosto noto al pubblico non tecnico come esempio di paradosso. Il dilemma, anche se usa l'esempio dei due prigionieri per spiegare il fenomeno, in realtà descrive la corsa agli armamenti negli anni '50 da parte di USA e URSS (i due prigionieri) durante la Guerra Fredda.
Il dilemma può essere descritto come segue. Due criminali vengono accusati di aver compiuto una rapina. Gli investigatori li chiudono in due celle diverse impedendo loro di comunicare. A ognuno di loro vengono date due scelte: confessare l'accaduto, oppure non confessare. Viene inoltre spiegato loro che:
a) se solo uno dei due confessa, chi ha confessato evita la pena; l'altro viene però condannato a 7 anni di carcere.
b) se entrambi confessano, vengono entrambi condannati a 6 anni.
c) se nessuno dei due confessa, entrambi vengono condannati a 1 anno.
Facendo il minimax e il maximin si scopre che il punto di equilibrio è, controintuitivamente, (confessa, confessa). Il motivo è che per ognuno dei due lo scopo è minimizzare la propria condanna; e ogni prigioniero
- confessando: rischia 0 o 6 anni
- non confessando: rischia 1 o 7 anni
Il paradosso che consegue da questa conclusione sta nel fatto che anche l'altro prigioniero, trovandosi nella stessa situazione, farà lo stesso ragionamento; con un risultato complessivo che non è ottimale per nessuno dei due (6 anni di carcere a testa).
Se pensiamo agli Stati Uniti e all'URSS come ai due prigionieri e alla confessione come l'armamento con l'atomica (ovviamente per contro la non confessione come il non armamento), il dilemma descrive come per le due nazioni fosse inevitabile al tempo della Guerra Fredda la corsa agli armamenti, benché questo risultato finale fosse non ottimale per nessuna delle due superpotenze (e per l'intero mondo).
Il dilemma può essere descritto come segue. Due criminali vengono accusati di aver compiuto una rapina. Gli investigatori li chiudono in due celle diverse impedendo loro di comunicare. A ognuno di loro vengono date due scelte: confessare l'accaduto, oppure non confessare. Viene inoltre spiegato loro che:
a) se solo uno dei due confessa, chi ha confessato evita la pena; l'altro viene però condannato a 7 anni di carcere.
b) se entrambi confessano, vengono entrambi condannati a 6 anni.
c) se nessuno dei due confessa, entrambi vengono condannati a 1 anno.
Facendo il minimax e il maximin si scopre che il punto di equilibrio è, controintuitivamente, (confessa, confessa). Il motivo è che per ognuno dei due lo scopo è minimizzare la propria condanna; e ogni prigioniero
- confessando: rischia 0 o 6 anni
- non confessando: rischia 1 o 7 anni
Il paradosso che consegue da questa conclusione sta nel fatto che anche l'altro prigioniero, trovandosi nella stessa situazione, farà lo stesso ragionamento; con un risultato complessivo che non è ottimale per nessuno dei due (6 anni di carcere a testa).
Se pensiamo agli Stati Uniti e all'URSS come ai due prigionieri e alla confessione come l'armamento con l'atomica (ovviamente per contro la non confessione come il non armamento), il dilemma descrive come per le due nazioni fosse inevitabile al tempo della Guerra Fredda la corsa agli armamenti, benché questo risultato finale fosse non ottimale per nessuna delle due superpotenze (e per l'intero mondo).
giovedì 8 ottobre 2009
On-line advertising
Online advertising is a form of promotion that uses the Internet and World Wide Web for the expressed purpose of delivering marketing messages to attract customers.
The three most common ways in which online advertising is purchased are CPM, CPC, and CPA.
- CPM (Cost Per Mille), also called "Cost Per Thousand (CPT), is where advertisers pay for exposure of their message to a specific audience. "Per mille" means per thousand impressions, or loads of an advertisement. However, some impressions may not be counted, such as a reload or internal user action. The M in the acronym is the Roman numeral for one thousand.
- CPC (Cost Per Click) is also known as Pay per click (PPC). Advertisers pay each time a user clicks on their listing and is redirected to their website. They do not actually pay for the listing, but only when the listing is clicked on. This system allows advertising specialists to refine searches and gain information about their market. Under the Pay per click pricing system, advertisers pay for the right to be listed under a series of target rich words that direct relevant traffic to their website, and pay only when someone clicks on their listing which links directly to their website. CPC differs from CPV in that each click is paid for regardless of whether the user makes it to the target site.
- CPA (Cost Per Action) or (Cost Per Acquisition) advertising is performance based and is common in the affiliate marketing sector of the business. In this payment scheme, the publisher takes all the risk of running the ad, and the advertiser pays only for the amount of users who complete a transaction, such as a purchase or sign-up. This is the best type of rate to pay for banner advertisements and the worst type of rate to charge.
The three most common ways in which online advertising is purchased are CPM, CPC, and CPA.
- CPM (Cost Per Mille), also called "Cost Per Thousand (CPT), is where advertisers pay for exposure of their message to a specific audience. "Per mille" means per thousand impressions, or loads of an advertisement. However, some impressions may not be counted, such as a reload or internal user action. The M in the acronym is the Roman numeral for one thousand.
- CPC (Cost Per Click) is also known as Pay per click (PPC). Advertisers pay each time a user clicks on their listing and is redirected to their website. They do not actually pay for the listing, but only when the listing is clicked on. This system allows advertising specialists to refine searches and gain information about their market. Under the Pay per click pricing system, advertisers pay for the right to be listed under a series of target rich words that direct relevant traffic to their website, and pay only when someone clicks on their listing which links directly to their website. CPC differs from CPV in that each click is paid for regardless of whether the user makes it to the target site.
- CPA (Cost Per Action) or (Cost Per Acquisition) advertising is performance based and is common in the affiliate marketing sector of the business. In this payment scheme, the publisher takes all the risk of running the ad, and the advertiser pays only for the amount of users who complete a transaction, such as a purchase or sign-up. This is the best type of rate to pay for banner advertisements and the worst type of rate to charge.
venerdì 1 maggio 2009
Come è nata la Nutella
La Nutella vera e propria, come la conosciamo tutti noi oggi, nasce ufficialmente nel 1964, ma le sue origini risalgono al periodo postbellico, siamo esattamente nel 1945, nel retrobottega della pasticceria Ferrero, ad Alba in Piemonte.In quel periodo giravano pochi soldi e soprattutto la gente non poteva permettersi di spendere per comprare i dolci. Già da tempo Mastro Pietro Ferrero stava tentando di creare un nuovo prodotto, a base di cioccolato, che fosse però poco costoso ma comunque buono. Fu in una sera come tante che Mastro Ferrero ebbe l’idea illuminata di amalgamare l’impasto già noto del cioccolato gianduia (vedi storia del gianduiotto) con il burro di cocco, ciò che ne venne fuori fu una specie di marmellata semisolida. Una volta raffreddato in uno stampo rettangolre, l’impasto si trasformò in una sorta di grosso panetto solido da tagliare a fette. Era nata la Nutella! Il suo primo nome tuttavia fu “Giandujot”, ispirato ad un classico della pasticceria piemontese. Il nuovo prodotto riscosse immediatamente un successo inaspettato e Pietro Ferrero ebbe un’altra geniale intuizione: distribuire il suo prodotto non solo in panetti da tagliare, ma anche in porzioni più ridotte da vendere singolarmente, nacque il cremino.
Alcuni sostengono che nella torrida estate del 1949 i panetti di “Giandujot” si scioglievano come neve al sole così i negozianti decisero di mettere la crema in barattoli e di rivenderla come crema da spalmare. Si trattava di uno dei prodotti a base di cioccolato più economici reperibili sul mercato. La svolta definitiva arriva però nel 1964 con il figlio di Pietro Ferrero, Michele il quale decide di perfezionare la formula rendendola ancora più morbida e attribuendole un nuovo nome: Nutella. La scelta di questo nome non fu casuale ma Nutella deriva da “danut” , che in inglese significa nocciola, accompagnato dal vezzeggiativo ...”ella” proprio a suggerirne l’uso quasi ludico. Anche la grafica si dimostra vincente: una grande “N” in nera e tutto il resto della scritta in rosso. Da quel momento in poi il successo della Nutella non ha mai conosciuto momenti di difficoltà. Da più di quarant’anni piace ai bambini ma anche agli adulti di tutte le età! Sui di Lei sono stati scritti libri e Le sono state dedicate scene di film importanti. Si tratta di un vero e proprio mito dal fascino, dal gusto, ma soprattutto dal successo intramontabile.
mercoledì 8 aprile 2009
La Strategia Blu Ocean nei mercati altamente concorrenziali
Piuttosto che competere all'interno dei confini del settore attuale o provare a rubare clienti dai rivali (Bloody [Sanguinosa] o Strategia Red Ocean) W. Chan Kim e Renée Mauborgne hanno suggerito la Strategia Blu Ocean: spazio incontestato di sviluppo del mercato che rende la concorrenza irrilevante.
Secondo Kim e Mauborgne nel HBR dell'ottobre 2004, competendo in settori sovraccaricati non c'è nessun modo di sostenere rendimenti elevati. L'opportunità reale è: creare blue oceans di spazio incontestato di mercato. Gli oceani blu sono tutti i settori che oggi non esistono. Benché a volte si dia vita a un oceano blu allontanandosi molto dagli attuali confini del mercato noto, nella maggior parte dei casi ciò avviene partendo dagli oceani rossi e ridefinendo tali confini. Negli oceani blu la concorrenza è irrilevante perchè le regole del gioco sono tutte da inventare. Sopravvivere negli oceani rossi battendo i concorrenti resterà sempre un obiettivo imprescindibile per ogni azienda in quanto tali spazi di mercato manterranno la loro importanza, ma non è questo il terreno in cui si riesce a fare la differenza. L’imprenditore ha il dovere di generare valore attraverso la sua attività e per farlo deve dedicare il suo tempo alla ricerca degli oceani blu. Come? Facendo innovazione di valore con la blue Ocean Strategy.
Naturalmente la concorrenza è importante. Ma mettendo a fuoco sulla concorrenza e sul vantaggio competitivo, secondo Kim e Mauborgne, gli studiosi, le aziende ed i consulenti hanno ignorato due funzioni molto importanti di strategia:
- Trovare e sviluppare blue oceans
- Sfruttare e proteggere blue oceans.
Queste sfide sono molto differenti da quelle a cui gli strateghi hanno dedicato la maggior parte della loro attenzione. In blue oceans la domanda è creata, piuttosto che combatterci sopra. C'è un'ampia opportunità di sviluppo profittevole e veloce.
Certamente Kim e Mauborgne meritano degli accreditamenti per aver fatto il punto sul vantaggio competitivo ed anche per la loro splendida metafora sui due tipi di oceani.
Secondo Kim e Mauborgne nel HBR dell'ottobre 2004, competendo in settori sovraccaricati non c'è nessun modo di sostenere rendimenti elevati. L'opportunità reale è: creare blue oceans di spazio incontestato di mercato. Gli oceani blu sono tutti i settori che oggi non esistono. Benché a volte si dia vita a un oceano blu allontanandosi molto dagli attuali confini del mercato noto, nella maggior parte dei casi ciò avviene partendo dagli oceani rossi e ridefinendo tali confini. Negli oceani blu la concorrenza è irrilevante perchè le regole del gioco sono tutte da inventare. Sopravvivere negli oceani rossi battendo i concorrenti resterà sempre un obiettivo imprescindibile per ogni azienda in quanto tali spazi di mercato manterranno la loro importanza, ma non è questo il terreno in cui si riesce a fare la differenza. L’imprenditore ha il dovere di generare valore attraverso la sua attività e per farlo deve dedicare il suo tempo alla ricerca degli oceani blu. Come? Facendo innovazione di valore con la blue Ocean Strategy.
Naturalmente la concorrenza è importante. Ma mettendo a fuoco sulla concorrenza e sul vantaggio competitivo, secondo Kim e Mauborgne, gli studiosi, le aziende ed i consulenti hanno ignorato due funzioni molto importanti di strategia:
- Trovare e sviluppare blue oceans
- Sfruttare e proteggere blue oceans.
Queste sfide sono molto differenti da quelle a cui gli strateghi hanno dedicato la maggior parte della loro attenzione. In blue oceans la domanda è creata, piuttosto che combatterci sopra. C'è un'ampia opportunità di sviluppo profittevole e veloce.
Certamente Kim e Mauborgne meritano degli accreditamenti per aver fatto il punto sul vantaggio competitivo ed anche per la loro splendida metafora sui due tipi di oceani.
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