martedì 3 febbraio 2009

Sky e il caso IVA al 20%: inutile perdita di tempo...

In questi giorni sulla stampa italiana è stata forte la polemica tra maggioranza e opposizione sul tema dell'aumento dell'IVA per gli abbonamenti Sky dal 10% al 20%. La polemica a mio avviso è del tutto inutile. A supporto di questo c'è stato oggi anche l'intervento della UE che ha avallato in pieno la scelta del governo di alzare l'Iva alla piattaforma satellitare italiana. "Se le autorità italiane dovessero insistere nel non cambiare le aliquote Iva sulla tv a pagamento, dovremo aprire una procedura di infrazione", ha detto tramite un portavoce la Commissione Ue, dando ragione al discorso fatto ieri dal ministro Tremonti a margine del summit con i colleghi europei a Bruxelles. Per onestà intellettuale comunque è doveroso ricostruire tutta la vicenda:
La Commissione ha ricevuto nell'aprile del 2007 un reclamo che fonti di Bruxelles indicano in Mediaset (comportamento del tutto normale nella dialettica con l'Ue). In questo reclamo si denunciava la presenza di due aliquote diverse nel settore delle tv a pagamento, con alcuni che applicano l'Iva al 10% (Sky) e altri al 20% (Mediaset). Quindi come sempre la Commissione ha proceduto a fare le sue verifiche. Ricordo che nella direttiva Iva c'è un allegato in cui si dice che si può applicare un'Iva ridotta, ma assicurando la neutralità fiscale. Dunque non ci possono essere aliquote diverse per uno stesso tipo di servizio.
Argomenti tanto validi da avere spinto il governo Prodi, con una lettera del 29 gennaio 2008, a impegnarsi "ad allinerare" la tassazione. Qualche mese dopo, era l'11 aprile, Bruxelles scriveva a Roma sollecitando di applicare "un'Iva ridotta identica" del 10% tra il satellite, Sky, e il digitale terrestre di Mediaset. Poi ci sono state le elezioni e tutto è rimasto fermo fino al 3 ottobre, quando la Ue ha dato due mesi a Roma per modificare il regime fiscale. Pena una scomoda procedura d'infrazione contro il Governo. Che ha provveduto in tempo utile, alzando però le tasse a Sky, che dovrà pagare 220 milioni in più, anziché abbassarle agli altri (altra ipotesi possibile), il cui gettito nella pay è decisamente meno significativo. "E' una scelta che deve fare il governo", ha detto oggi la portavoce Ue, sottolineando che dopo la mossa dell'esecutivo Berlusconi "il caso è chiuso". Ciò non toglie che la scelta di alzare le tasse a Sky è stata politica e che le indicazioni Ue erano solo contro lo status quo. Punto ammesso ieri da Tremonti, che ha detto: "Senza Bruxelles non avrei fatto nulla, ho ben altro a cui pensare. Ma va bene così, visto che facciamo cassa per pagare misure sociali, come il bonus" per i cittadini meno abbienti.

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